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Come calcolare il costo orario di un’azienda? (Caso Studio)

Come calcolare il costo orario di un’azienda? Sempre più imprenditori del settore edile se lo chiedono. Ed è un ottimo segno.

Esiste infatti un errore molto comune nel settore, che mette un freno pericoloso ai margini di tante attività che operano in edilizia. 

Ed è proprio il fare i conti di cantiere senza calcolare il costo orario dell’azienda. 

Molti titolari pensano: «ok, vado a fare questa sostituzione a casa del mio cliente. Il prodotto mi costa 10.000 €, vengo a 15.000€ e così guadagno 5.000€. Ottimo!»

Peccato, però, che a questo ragionamento manchi il calcolo del tempo che ci vuole a fare la sostituzione. E, perciò, del costo orario di struttura.

Come correre ai ripari se non lo conosci? Scopriamolo nel caso studio che ti presento oggi.

Come calcolare il costo orario di un’azienda: il caso di Marco

Marco ha un’azienda in Sardegna che opera in edilizia e sarà lui stesso a presentarci un po’ lo scenario e le esigenze che vuole risolvere in questa mini-consulenza.

Marco: «Ciao Guido, ti ringrazio per l’opportunità. 

La mia è un’azienda che si occupa di ristrutturazioni di esterni. Operiamo principalmente nell’area metropolitana di Cagliari. 

Il punto iniziale che vorremmo trattare con te è la verifica del costo giornaliero per capire un po’ come raggiungere prima il break even e via discorrendo». 

Ok, perfetto. Posto che quello che mi chiedi è una cosa che interessa a tanti. 

Perché anch’io, quando condivido il foglio Excel per la preventivazione (non so se hai avuto modo di riceverlo e scaricarlo), una delle domande più frequenti che mi viene posta è appunto “come calcolare il costo orario dell’azienda?”. 

Quindi mi fa piacere che tu me lo chieda, in modo da risponderti e rispondere anche ad altri che si pongono la stessa domanda.

Primi passi nel calcolo del costo orario di struttura

Allora, diciamo che questo modo di procedere trascende un pochino da quello che è il metodo della contabilità tradizionale, che è solita imputare i costi aziendali a dei centri di costo. 

Io però ragiono in modo completamente diverso. 

Nel senso che non ho inventato nulla, tutto questo è ciò che viene dalla teoria dei vincoli, che è una teoria che viene utilizzata soprattutto all’interno delle catene di produzione, e parte da un concetto molto molto semplice. 

– Tu hai un’azienda e la tua azienda ha una struttura

– Come tutte le aziende e come tutte le strutture ha ovviamente dei costi da sostenere. 

Ora, come calcolare il costo orario di un’azienda, il costo orario di struttura?

Banalmente, la prima cosa da fare è analizzare tutti quelli che sono i costi fissi aziendali, facendo in modo che questi siano anche attualizzati. 

Lo stipendio del titolare come costo fisso aziendale

Che cosa voglio dire? Voglio dire che, banalmente, se pensiamo ai costi fissi aziendali, uno dei primi costi fissi che mi viene in mente è il compenso dell’amministratore, o comunque lo stipendio del titolare

Questo valore può essere ovviamente più o meno basso, perché magari c’è chi è abituato a sottopagarsi e c’è chi, per altri motivi, tende a sovrastimare il proprio compenso. 

Quindi, quando dico di attualizzare i costi, significa prendere come riferimento il valore di mercato. 

Cioè, nel caso dell’amministratore, la domanda a cui si deve rispondere è: se volessi inserire una persona in azienda per coprire tutte le mie mansioni, quanto dovrei pagarla? 

Quello è il dato da inserire. 

Gli immobili in azienda, anche se di proprietà

Allo stesso modo, se qualcuno ha uno stabile, ha degli immobili, anche se sono di proprietà (quindi non paga l’affitto), deve comunque considerare il valore dell’immobile. 

Perché i costi vanno attualizzati e il modello di business dev’essere sostenibile indipendentemente da tutto. 

Cioè, io non posso immaginare che l’azienda sta in piedi perché il capannone/lo stabile è di mia proprietà. Devo comunque avere un business che tenga conto anche di questo.

Quindi il primo passo è quello di andare ad analizzare i costi, prendendo ovviamente i costi fissi e attualizzandoli.  

Individuare il vincolo in azienda

Dopodiché, come calcolare il costo orario di un’azienda

Qui tanti si perdono. Bisogna identificare all’interno della propria azienda chi è il vincolo, perché ogni azienda ha un vincolo. 

Ora, tu mi hai detto che hai un’impresa che opera nel mondo delle ristrutturazioni. 

Bene, se hai degli operai ovviamente loro sono il vincolo, perché tu puoi vendere quanto vuoi, ma se poi non riesci a chiudere i cantieri, ovviamente non monetizzi

Dal vincolo alle ore vendibili in azienda

Il primo step che bisogna fare è individuare all’interno della propria azienda chi è il vincolo

Paradossalmente, se tu ti servissi di squadre esterne, automaticamente il vincolo chi sarebbe? Il tecnico che si occupa della progettazione, della gestione degli interventi. 

Perché anche là: tu puoi vendere quanto vuoi, ma se poi non hai tecnici a sufficienza che portano avanti i progetti, il cerchio ancora non si chiude

Quindi, una volta che si identifica chi è il vincolo all’interno di un’azienda, bisogna quantificare le ore vendibili, perché bisogna definire quello che è il monte ore vendibile. 

Che cosa vuol dire “ore vendibili”? Ore che posso vendere a quello che è il mio cliente. 

Nel nostro caso, si parla di “monte ore”, nel caso di un albergo non si parlerebbe di “monte ore”. Qual il vincolo per un albergo? Il numero delle camere. 

Se produci manufatti per l’edilizia e hai un macchinario particolare, in molti casi il vincolo è quel macchinario particolare.

Tu puoi vendere quanti pannelli di materiale vuoi, ma se poi il tuo centro di lavoro che produce quei prodotti è uno solo, il vincolo della tua azienda ovviamente è quello. 

Quindi, nel nostro caso, dobbiamo calcolare il monte ore vendibili

Come calcolare il monte ore vendibili e la formula del costo orario di un’azienda 

Prendi il numero di risorse – quindi, il numero di vincoli – e considera quante ore vendibili ci sono all’interno di una giornata: banalmente, otto ore? Bene. 

Considero quanti giorni vendibili ci sono all’interno di una settimana: cinque giorni? Ok. 

Dopodiché, ovviamente, considera quante settimane vendibili ci sono all’interno di un anno. 

Questo mi dà il monte ore vendibili.

Se prendi il costo di struttura complessivo così come definito prima e lo dividi per questo monte ore vendibili, ottieni il tuo mio costo orario di struttura

Perciò, fissiamo questo punto.

Come calcolare il costo orario di un’azienda? Costo di struttura complessivo / monte ore vendibili.

Salva pure l’immagine che vedi qui sotto, tratta da un mio articolo sul sito Imprese Edili News.

come calcolare il costo orario di un'azienda: la formula

Calcola il costo orario di un’azienda con l’80% delle ore vendibili

Per esperienza, se qualcuno volesse cimentarsi a fare questo calcolo, io consiglio sempre di considerarlo a un’80%. Cioè, se io ho 1000 ore vendibili all’anno, dico una cifra a caso, il mio consiglio è di basarsi su 800 ore vendibili. 

Perché, a parità di costi ovviamente, se si suddivide per un numero maggiore, si ottiene un costo orario di struttura più basso. 

Quindi all’inizio, soprattutto, manteniamoci intorno all’80%. 

E in questo modo definiamo quello che è il nostro costo orario di struttura

80% come riferimento e il calcolo trimestrale

Nella mia esperienza passata, ho sempre fatto un ragionamento: dal momento che noi lavoriamo su esterni e quindi siamo molto soggetti agli effetti meteorologici, i vari agenti atmosferici, vento, pioggia e via discorrendo, ho sempre fatto il calcolo. 

Noi mediamente abbiamo circa 20 giorni lavorativi al mese: io ne ho sempre considerati 18, moltiplicati però per 11 mesi, in maniera tale da tener conto di festività, ferie, eccetera

Certo, perché hai appunto un dato statistico. Ecco perché io dico: all’inizio manteniamoci intorno all’80%, perché per esperienza posso dire che è un valore abbastanza realistico. 

Poi è chiaro che se ragioni in questo modo per il primo trimestre o per il primo semestre, hai un dato più preciso.

Quindi quello che fate va benissimo, perché parte comunque da un dato statistico che negli anni avete maturato e avete acquisito come esperienza. 

Il numero dei cantieri come vincolo e il costo “giusto” di struttura

Fai benissimo Marco a ragionare in questo modo, ma così come, paradossalmente, io lo stesso discorso potrei estenderlo al numero di cantieri

Cioè potrei individuare come vincolo il numero di cantieri: ogni anno posso fare 30 cantieri, ho 300mila euro di costi, automaticamente so che su ogni cantiere devo avere un margine minimo per coprire i costi. 

L’importante è definire chi è il vincolo all’interno della propria azienda. 

E questo, spesso e volentieri, ci mette di fronte anche un altro dubbio/curiosità: ma qual è il costo giusto di una struttura? 

Generalmente, il costo orario giusto di una struttura non esiste, perché dipende da come io lo interpreto, da chi io identifico come vincolo.

Quindi io, paradossalmente, nello stesso settore potrei avere un’azienda che ha un costo di struttura di 800 euro all’ora, dico una cifra a caso, perché magari ha un solo tecnico. 

Poi posso avere un’azienda che opera nello stesso settore e ha un costo di struttura di 100 euro all’ora, perché ha molte più squadre. Chiaro che più aumentano le ore vendibili e più il costo orario di struttura diminuisce. 

Ecco perché, spesso e volentieri, io mi arrabbio quando mi dicono: «No, ma mi hanno detto che devo considerare…», «No, ma mi hanno detto che questo è congruo…», ma congruo di cosa? 

Cioè, dipende sempre dal singolo caso, dalla singola azienda, e da tutte una serie di variabili che, a mio avviso, non possono essere semplicemente liquidate con “Mi hanno detto che”.

Ragionare sempre sui numeri e su tutta la struttura

E il ragionare in questo modo consente alle persone di basarsi su dei dati che sono reali – e questo fa tutta la differenza del caso.

Perché possiamo avere:

– numeri basati sulle ipotesi, che rappresentano delle previsioni;

– numeri basati su dati statistici reali. E questo ovviamente ci aiuta tanto. 

Quindi l’importanza di tenere traccia di tutto quello che accade all’interno di un’azienda ci viene molto utile anche in casi come questi. 

Questo è il concetto per quanto riguarda il costo di struttura, una cosa sulla quale spesso e volentieri tanti si fermano perché non riescono a individuare questa logica di fondo. 

Perché, ancora una volta, noi dobbiamo ragionare che abbiamo una struttura: non abbiamo dei singoli operai che vanno in cantiere, perché tanti considerano il costo orario del singolo operaio

Ma il costo orario del singolo operaio, se fosse un artigiano, e quindi solo lui, potrebbe anche avere un senso. Ma se dietro c’è un’azienda e c’è una struttura, in quel costo orario io dovrei tenere conto sì del costo dell’operaio, ma ovviamente anche di quanto impatta tutta la struttura su quel lavoro che stiamo facendo. 

E questo è un aspetto di fondamentale importanza, quindi grazie di avermelo chiesto e grazie di avermi dato la possibilità di approfondirlo, perché mi rendo conto che non è una cosa molto immediat.

Vuoi perché la contabilità tradizionale ragiona in modo diverso, vuoi perché è un modo più sempliciotto di definire il tutto, però io lo reputo molto efficace. 

Marco: «Sì, decisamente. Rispetto magari a semplicemente dei numeri, questi magari sono un po’ più contestualizzati e attuabili». 

Che cosa fare dopo che hai calcolato il costo orario dell’azienda

Non ci dimentichiamo che una delle ragioni per cui gli imprenditori, o comunque le aziende, o comunque le attività che operano in edilizia non fanno il Controllo di Gestione è perché lo reputano estremamente complicato, estremamente complesso. 

Che per carità, è anche così. 

Non voglio esemplificare il tutto, però è altrettanto vero che se noi intendiamo il controllo di gestione come lo intenderebbe un commercialista, magari ci troveremmo in difficoltà. 

Se noi invece intendiamo il controllo di gestione così come serve all’imprenditore, così come serve a noi, allora lì davvero le regole da seguire o comunque i parametri da tenere sott’occhio sono davvero pochi.

E il controllo di gestione minimo che chiunque potrebbe fare, una volta che ha calcolato il proprio costo orario di struttura, è vedere il delta, quindi la resa di ogni ora che dedica a un determinato cantiere e a un determinato lavoro

Divido il margine di contribuzione per le ore che sto dedicando a quel cantiere, e mi viene fuori il margine di contribuzione orario

Margine di contribuzione e costo orario di struttura: i casi possibili

A quel punto, che cosa devo fare? Devo banalmente paragonare il margine di contribuzione orario rispetto al costo orario di struttura

Che cosa può succedere? 

– Se il margine di contribuzione orario è superiore rispetto al costo orario di struttura, vuol dire che sto vendendo bene il mio tempo, sto vendendo bene la mia struttura.

Perché riesco anche a fare un utile su ogni ora che dedico a quel cantiere. 

– L’altro scenario potrebbe essere che il margine di contribuzione orario è uguale al costo del margine di struttura. 

In questi casi, gli imprenditori dicono: «E vabbè, io allora il lavoro non lo prendo». 

Aspetta! Perché se tu hai un’azienda che scarica, ti conviene sempre prenderlo. 

Perché se tu hai un’azienda che ti costa 100 euro all’ora, anche se facendo quel cantiere non guadagni, però quantomeno copri le spese. Quindi il dato importante qual è? È il tasso di occupazione di struttura

Quindi, se io ho un tasso di occupazione basso conviene sempre prendere il lavoro, se invece io ho un tasso di occupazione di struttura alto, ovviamente mi vado a selezionare quei lavori dove il margine di contribuzione orario è più alto in assoluto. 

Un esempio: le offerte “last minute” degli hotel

Per riprendere il discorso degli hotel, è la stessissima logica che seguono gli hotel quando devono dare una camera con il famoso “last minute”: in condizioni normali costerebbe 100 ma, essendo che è per questa notte, se la prendi adesso costerebbe 40. 

Perché al posto di tenerla vuota, magari posso vendergli altro a quel cliente, perché magari mi prenderà al frigobar, perché magari si fermerà a cena, perché magari usufruirà del parcheggio, degli altri servizi, e quindi riesco a marginare in modo diverso. 

Lo stesso ragionamento lo dobbiamo eseguire noi.

– Il caso limite qual è? Quello in cui il costo di struttura è più basso e il margine di struttura è più alto, quindi io ci sto rimettendo. 

Anche qua: ha senso farlo? La risposta è sì, se ovviamente non ho nulla di meglio da fare. 

Perché se la mia azienda costa 100 euro all’ora e quel cantiere me ne rende 50, è vero che io sono sotto di 50 euro. Però è altrettanto vero che, tra – 50 e – 100, è sempre meglio – 50. 

Ok guadagnare, ma occhio alla struttura

Quindi questi sono i ragionamenti che bisogna fare e su cui, spesso e volentieri, incontro delle difficoltà, perché ovviamente si ragiona sempre sul “Io ci devo guadagnare”. 

Sì, è vero, ma tu devi sempre pensare che hai una struttura da sostenere. E, di conseguenza, il primo obiettivo (ecco perché io insisto tanto sul break even) è quello di andare a pareggio

Poi dopo vediamo come ottimizzare e come migliorare il tutto, altrimenti qual è il rischio che si corre? Se io ragiono in questo modo corro il rischio che sì, quando faccio dei cantieri guadagno anche bene. 

Però poi quell’extra rispetto a quello che potrebbe essere un guadagno normale se lo mangia la struttura perché sui venti giorni, sui diciotto giorni che dicevi tu prima, paradossalmente nove lavoro e dieci facciamo ordine, guardiamo il sole, puliamo, sistemiamo le cose. 

Perché comunque la struttura ha dei costi da sostenere, perché quei costi da cosa sono sostenuti? Da quel margine e da quel guadagno che viene fatto su quel cantiere.

Come impegnare la struttura tutto il tempo

Quindi, spesso e volentieri, anche rivedere un attimo la politica dei prezzi, affinché si possa impegnare completamente la struttura, potrebbe essere un’ottima strategia. 

È chiaro che poi tutto questo nel caso specifico va sempre contestualizzato e va sempre visto caso per caso, avendo però contezza dei numeri. 

Perché prendere una decisione con i numeri non dico che sia facilissimo, ma è molto più facile che prendere una decisione di pancia, senza avere contezza di quelli che sono i numeri. 

Così come la possibilità di sbagliare è di gran lunga inferiore se io ho contezza dei numeri

Ma anche il mio supporto è tanto più semplice, tanto più accurato quanto più ho dei numeri a disposizione. Altrimenti, come sempre, sono chiacchiere da bar, nel senso che è il mio punto di vista, nel senso che non è il mio apporto consulenziale, se non ci sono i numeri alla base. 

Quindi anche su questa cosa qua è importante fare una riflessione e naturalmente analizzare il livello minimo. Perché se faccio questo io sono nelle condizioni di capire dove sto mettendo attenzione,  dove sto guadagnando realmente: se sto vendendo bene la mia struttura

Che cosa fare dopo aver venduto bene la struttura

Poi, livello successivo, se uno vuol fare un piccolo passo in avanti, ed è quello che immagino farete anche voi, è la contabilità di cantiere.

Perché se io mi faccio la contabilità di cantiere seguendo questa logica in modo organizzato, automaticamente ogni fine mese ho il mio conto economico mensile. 

E con il conto economico mensile già ho fatto davvero un grande passo in avanti rispetto al navigare a vista senza avere contezza di quelli che sono i numeri di un’azienda. 

Marco: «Sì, è vero. Sapendo più o meno la marginalità di ogni cantiere, riesci ad avere un quadro generale per capire in che direzione stai andando». 

Esatto! E soprattutto, ancora una volta, quando hai i dati, quando tu hai tutto questo, anche fare un budget è molto più semplice. 

La differenza tra business plan sulla carta e sul campo

Perché parti da dati reali: spesso, quando si parla di gestione di dati aziendali, il famoso business plan, tutti pensano che è uno strumento che è utilissimo per chi deve avviare un’attività, per chi vuole avviare un nuovo ramo aziendale.

In realtà, il business plan è uno strumento ancora più utile a quelle aziende che già fanno qualcosa. 

Perché se io devo avviare un nuovo ramo aziendale, è vero che posso fare il mio business plan, ma è altrettanto vero che si basa su delle ipotesi. Io immagino di vendere a questo prezzo, di convertire in questo modo, quindi sono tutte delle supposizioni che faccio. 

Perché di fatto il business non esiste, quindi non ho dei dati oggettivi. 

Se io invece prendo spunto da tutto questo e, di volta in volta, mi faccio il mio conto economico, inizio a costruire il mio budget, che può essere semestrale, può essere annuale, poi posso anche pensare a un piano di sviluppo: quindi costruisco il mio business plan. 

Ma come lo costruisco?

Con dei dati oggettivi, numerici, reali. E le possibilità che quel business plan sia corretto, quindi che quello che ho previsto possa verificarsi negli anni, è di sicuro maggiore, perché parte da dei dati reali. 

E questo fa tutta la differenza del caso, anche e soprattutto in momento di caos come questi. 

Nel senso che, mi ricordo quando ci siamo sentiti la volta scorsa, tu mi dicevi: «Guarda, in questo momento ho questa situazione».

Ecco, hai contezza di quella che è la tua situazione. Tanti, credimi, non hanno la benché minima contezza di tutto questo, non sanno da qua a qualche mese che cosa accadrà. E l’incertezza è ciò che consuma più di ogni cosa l’imprenditore. 

Fattori esterni, le 3 economie e il focus sull’azienda

Quindi, posto il fatto che in alcuni casi non possiamo intervenire perché alcune scelte, alcune dinamiche non dipendono direttamente da noi, l’unica cosa che possiamo fare è concentrarci su di noi e sulla nostra azienda

Perché è da noi che dipendono le sorti della nostra azienda, indipendentemente da quello che accadrà all’esterno della stessa. 

Io dico sempre che ci sono 3 economie

1- un’economia globale;

2- un’economia di settore;

3- un’economia della propria azienda.

Sull’economia globale, ovviamente, noi possiamo ben poco. 

Sull’economia di settore, allo stesso modo e a dimostrazione di ciò che sta accadendo in questi mesi, possiamo men che meno.

L’unica economia su cui possiamo metterci del nostro e fare la differenza è l’economia della nostra azienda. Di base, l’unica cosa che possiamo fare è concentrarci su questo.

E, anche di fronte a delle difficoltà, ovviamente ripartire. 

Perché poi, in un modo o nell’altro, bisogna tornare a una pseudo-normalità, o comunque bisogna far quadrare i conti. 

Marco: «Anche perché poi bisogna pagare tutti i costi, quindi…»

Esatto. Quindi, in un modo o nell’altro, sai che hai un macigno sulla testa che ti spinge tutti i santi giorni. Ok Marco, c’è altro che vuoi approfondire?

Marco: «No, per oggi l’argomento era questo e ti ringrazio. Sei stato abbastanza chiaro».

Grazie ancora Marco! Ciao!

Calcola con me il costo orario della tua azienda

In questa mini-consulenza con Marco hai visto come calcolare il costo orario di un’azienda in maniera efficace per l’imprenditore.

E hai anche potuto toccare con mano come dal costo orario di un’azienda è possibile fare tutta una serie di azioni strategiche per la crescita dell’azienda.

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Grazie per la tua attenzione e ci leggiamo al prossimo articolo!

Guido

Guido Alberti

Imprenditore, Consulente, Autore.

Aiuto le aziende e le attività che operano in edilizia ad aumentare i profitti e migliorare l’organizzazione.

Sono autore di A vendere finestre non si guadagna, Più Profitti in Edilizia, Se non ti rispettano non ti pagano e Artigiano nel Digitale.

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